mercoledì 22 ottobre 2008

CHIERI - 31 OTTOBRE 2008



M O L T O
P E R S O N A L E


31 ottobre 2008

inaugurazione ore 19

Palazzo Opesso,

via San Giorgio 3 - Chieri (TO)


L'esposizione proseguirà fino al 9 novembre, osservando i seguenti orari:

dal lunedì al venerdì: ore 16-19

sabato e festivi: ore 10.30 - 12.30
16-19




Sempre a Palazzo Opesso, per chi fosse interessato:



STAGES DI PITTURA SU SETA

1 e 2 novembre 2008
ore 9-13 ; 14-18


Stages di pittura su seta - tutte le tecniche:

*acquerello
*serti
*cera a caldo
*cera a freddo
*sale
*alcool
Corso: si articola in 2 giornate, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18, con possibilità di frequentare anche una giornata sola.

Costo: 70 euro, comprensivi del materiale (seta, telaio, colori a vapore Dupont, pennelli, cera, alcool, diluente, gutta, fissaggio a vapore).

Massimo 6 partecipanti, prenotazione obbligatoria:
347 . 97 45 252


Critica di Giorgio Parena:

L’acquarello è una tecnica pittorica che si distingue per la sua forte carica emotiva. Mara Zennaro conosce perfettamente le potenzialità del mezzo e le sa piegare alle sue personali esigenze espressive, offrendoci così una lettura soggettiva ed originale dei temi proposti. La sua abilità si evidenzia in modo particolare nel controllo sicuro di una tecnica difficile, che richiede celerità di decisione e di attuazione, sicurezza e personalità. La figura in particolare sembra mettere alla prova l’autrice, non concedendole (per le esigenze imprescindibili di armonia ed equilibrio delle sue forme) quella libertà possibile invece nella creazione di altri soggetti.
Analoga esperienza ed altrettanto equilibrio sono poi richiesti nelle scelte cromatiche, dove il rischio di mescolanze innaturali e di conseguenti ibridi stonati, è molto forte: Mara dimostra nell’uso del colore capacità di scegliere e buon gusto.
I colori rappresentano in effetti la natura e l’essenza stessa dell’acquarello; a volte, nelle opere esposte, questi appaiono delicati (monocromi di diversa intensità), suggeriscono senza imporsi, forme che sembrano preesistere e vivere una vita propria, quasi a non voler accentuare un’emozione, già di per se stessa intensa, come nel quadro del gatto dormiente.
Colori che, lasciati alla loro libertà di dilagare sulla carta, confrontandosi e mescolandosi gli uni agli altri, sanno definire oggetti e situazioni con una casualità, che tale vuole apparire, ma che è in realtà il risultato di una lunga pratica, di una confidenza col mezzo di alto livello. Allora, come nel caso delle rose pallide, adagiate su di un piano vagamente accennato, l’autrice segna con una leggera linea (sanguigna, pastello, matita…) le campiture cromatiche, creando dal nulla di una goccia d’acqua tinta, splendidi boccioli e rose mature.
Anche le figure, sempre armoniose ed eleganti, nascono da questa complicità creativa tra linee di contorno e macchie di acquarello, queste vengono così catalogate in corpi e sfondi, secondo una scelta che appare naturale, ovvia, quasi obbligata, come se le immagini fossero state determinate nell’unico modo possibile e non fossero invece il risultato di una scelta creativa, tra infinite, potenziali soluzioni.
La solarità floreale e l’armonia dei corpi sembrano lasciare spazio, nelle proposte paesaggistiche, a una più intensa partecipazione emotiva, che, soprattutto negli scorci torinesi, tende a trasmettere stati d’animo più sofferti: i colori si fanno intensi e piegano verso tonalità grigio-bluastre, corrette da velature nebbiose. Spuntano da queste atmosfere luoghi–simbolo della metropoli, quali la Mole o la stazione di Porta Nuova. Qui l’intensità del messaggio è accentuata da un confronto tra linee e colori, che sembra aver perso il tradizionale equilibrio in un groviglio intricato e incorniciato tra gli incombenti, massicci tronchi degli alberi in primo piano di piazza Carlo Felice.
L’atmosfera rimane la vera protagonista di questi quadri ambientali e tutto avvolge, in un contesto soffice e misterioso. La neve, che compare talvolta sui tetti delle case e sui monumenti delle piazze, non rompe questo incantesimo e qui l’autrice dimostra tutta la sua bravura, nel non cedere alla tentazione irresistibile del pittoresco e dell’oleografico.
A volte poi l’amore per il mezzo espressivo ed il suo sicuro controllo la portano ad un suo uso più spregiudicato, fino a ridurre il paesaggio a un agglomerato di colori, che tende progressivamente a perdere le sue competenze restitutive, senza tuttavia rinunciare all’atmosfera e anzi, paradossalmente, accrescendo il livello della potenzialità evocativa.